Newsletter n. 81

Atism 1

Newsletter n. 81

Carissimi,

in questo giorno così solenne e significativo, in cui ricordiamo l’ingresso del Signore in Gerusalemme, che ci introduce nella Settimana Santa per celebrare il mistero pasquale di Cristo, mistero di passione, morte e risurrezione, vi invio gli auguri di Buona a Santa Pasqua 2019, formulati dal nostro Presidente Pier Davide Guenzi.

Saluti cari. Fraternamente.

Salvatore Cipressa (segretario Atism)

Otto Dix (1891-1969), Resurrezione, 1949

O uomo,

impasto di bene e di male,

leva la luce che è in te,

coronala di sacrifici.

Tu, uomo, sei lo spettacolo del giorno:

sorgi al mattino e ti addormenti la sera

per il buon riposo.

Ecco, ogni giorno si compia in te

l’equinozio della primavera:

c’è un momento in cui fai fiori,

un momento in cui fai stelle,

un momento in cui fai le tenebre.

È in queste ore di tenebre

che io ti vengo a cercare.

Ovunque comincia la fuga d’amore

tra me e te:

io che entro nel tuo sonno,

e quando tu sogni i demoni,

i demoni della tua morte,

e ti senti lontano da Dio,

io ti resuscito il giorno.

Bagnatevi gli occhi ogni mattino

e ringraziate Dio perché vedete la luce,

e questa luce non diventi mai

il fuoco della superbia.

Vi ho lasciato lavorare,

costruire,

attendere.

Perché invece di odiare il vostro fratello

non gli dite: Vieni a vedere,

non ti sei accorto che siamo ancora vivi

e padroni dell’universo?

Vi ho regalato tutta la terra,

e ogni tanto vi attaccate

a una misera proprietà

e credete che sarà vostra per sempre.

Non è così:

il vostro più stupido nemico

ve la potrebbe togliere

da un momento all’altro.

Però oltre alle valli e alle montagne

c’è un altro regno

che voi non vedete e io vi regalerò:

la mia consolazione.

Voi entrerete nel mio grembo

e sarete partoriti ogni giorno nella beatitudine

Alda Merini (1931-2009), da Cantico dei Vangeli, 2006.

 

 

Il Risorto di Otto Dix conserva le tracce dello stile crudo e realistico utilizzato dall’autore per dipingere i reduci dai campi di battaglia. Come un milite del primo conflitto mondiale ostenta abiti laceri e un corpo vulnerato, uscendo dal sepolcro come da una trincea. Le braccia sollevate, quasi in segno di resa al compiersi del “mirabile conflitto” tra la vita e la morte. Il grigiore del corpo è attraversato da lame gialle di luce, che contornano soprattutto gli occhi aperti a uno sguardo nuovo sul mondo. Il Risorto non vede la morte davanti a sé, ma l’ha conosciuta nella sua verità ed è rimasta impressa sulla sua carne. Ora essa giace inerte e impotente come il teschio nell’angolo inferiore destro. Il Risorto invita ad andare al di là di essa e, attraverso il suo sguardo, già si trasfigura l’umanità che lo attornia con il contrasto dei vividi colori nella parte alta, rispetto allo scuro in basso.

Spontaneo abbinamento con la lirica di Alda Merini, di cui ricordiamo il decennale della scomparsa, che immagina il pensiero di Cristo davanti alla folla e ai discepoli nell’attimo che precede il vangelo delle beatitudini. Presagio di un ultimo mattino senza più notte, che si annuncia nelle notti dell’umanità. Così, aderendo al corpo martoriato di Cristo, “entrando nel” suo “grembo”, possiamo essere partoriti “ogni giorno nella beatitudine”.

Pier Davide

 

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