Newsletter n. 118

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Pasqua di morte e resurrezione 2021


Siamo ancora un popolo stremato, aridi e svuotati di forza vitale, smarriti, forse, nello stesso sperare. Il soffio di Dio, nell’origine, aveva dato vita alla polvere del composto umano. E di nuovo la visione di Ezechiele ricorda che, nella storia, Dio agisce con la forza dello Spirito perché non soccombiamo nella pianura piena di ossa.


Mi disse: «Figlio dell’uomo, queste ossa sono tutta la casa di Israele. Essi vanno dicendo. “Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita e noi siamo perduti”. […] «Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò» (Ezechiele, 37,11.14)


Il ciclo degli affreschi del III secolo provenienti dalla sinagoga di Dura Europos (attuale Siria) è uno dei primissimi esempi superstiti di arte pittorica ispirati ai cicli narrativi della Bibbia. In tre scene continue, come le strisce dei moderni comics, è raffigurata in sequenza la visione di Ezechiele delle ossa aride (Ez 37,1-14): un potente ed elaborato racconto simbolico di speranze perse e di vita che si riaccende nella forza creatrice della Parola che fa essere. Nella prima scena la mano materializzata di Dio colloca il profeta sulla distesa arida della morte. Ezechiele resta sospeso nel dubbio tra ciò che vede attorno a sé e l’inaudito annuncio che si impone, forzando l’evidenza. Queste ossa che nascondono la sconfitta di un popolo potranno non solo assemblarsi, ma rivivere.

Così, nella seconda scena, qui riprodotta, Ezechiele è testimone della forza dello Spirito che dai quattro venti agisce sui corpi ricomposti e ancora senza vita. Nella terza sezione il profeta, ora rivestito di una veste immacolata, sta con il nuovo popolo di Israele.

«È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito (Giovanni 19,30)

Il Padre riceve il soffio vitale del Figlio e il vento dello Spirito lo diffonde sul mondo perché nella distesa delle storie dei perduti rinasca la vita. Tra la morte di Gesù e il dono dello Spirito che vivifica c’è un semplice attimo. Quell’attimo è solo di Dio, ma, ancora, è sempre per noi.


E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Romani 8,11)

Prima di essere allegoria della resurrezione finale dei corpi, la parola di Ezechiele è compiuta nel compiersi della vita del Figlio, Gesù. In lui lo Spirito di vita ora e per sempre abita in noi. La passione dell’uomo non
è abbandonata. È accolta dalla passione di Dio, che non vuole farci soccombere nell’aridità, ma ci fa anelare alla vita.


Buona Pasqua
Pier Davide

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